martedì 16 dicembre 2008

Rigeneriamo lo spazio pubblico

Repubblica Napoli 10 dicembre 2008
Giovanni Laino

La crisi urbana a Napoli e in Campania, di governo oltre che di condizioni di vita, è oggetto di un dibattito in merito al bisogno di un rinnovato confronto e impegno nelle politiche, la necessità di un nuovo ciclo politico, sostanziale e senza semplici aggiustamenti o trasformismi, con un profondo miglioramento della qualità della democrazia locale.
Con l’iniziativa di un gruppo di persone impegnate su diversi fronti, da mesi, abbiamo dato vita ad Arcipelago Napoli. Con un blog e molte discussioni, singoli implicati in vari cantieri della vita pubblica locale, abbiamo sentito il bisogno di prendere atto dell’arcipelago composto da tanti comitati, gruppi, associazioni, reti, che, a Napoli e nella conurbazione, si occupano dei beni comuni, cercando non solo di opporsi a scelte ritenute sbagliate ma anche di elaborare contenuti per prefigurare alternative, dare senso agli scenari, individuare priorità abbastanza condivise. Più in generale ci si propone di superare l’autoreferenzialità dei tanti gruppi, che ha già prefigurato la deriva della disgregazione litigiosa, l’esposizione a rischi di intolleranza delle posizioni che abitano di più i dubbi, l’eccesso di semplificazione.
Ho fatto in modo che diversi incontri di tale gruppo si siano svolti ad Architettura, nella convinzione che i docenti dell’Università oggi debbano badare a fare bene la scuola, la ricerca, ma con un’apertura non occasionale alla città, non occupandosi solo di temi tradizionalmente presidiati dagli architetti, ma anche facendo clinica in diversi gruppi e sezioni della società locale che animano le trasformazioni territoriali.
Senza presumere primati, praticando visibilmente approcci plurali e aperti, distanti e distinti dal lavoro dei partiti, è molto utile che nelle stesse aule ove si insegnano le teorie e ci si esercita alla loro declinazione nelle pratiche, ci si misuri con le attrezzature mentali, le forme discorsive di vari attori che, con ruoli diversi, occupandosi di beni comuni, socializzano saperi di origine e natura differenti, per ripiantare bene alcune radici feconde di una svolta di dignità della vita pubblica in città.
Negli ultimi mesi, fuori dall’Università, si sono aggregati alcuni gruppi e singoli militanti, non da ieri, nel lavoro sociale, civile e politico, a partire da una collocazione preferenziale attenta a stare con i più deboli, dalla loro parte: quelli coinvolti in vari movimenti locali, per la difesa del valore pubblico dell’acqua, per un diverso ciclo dei rifiuti, il riuso civile di grandi contenitori come l’ex Albergo dei Poveri. Anche per costruire occasioni di confronto fra vari pezzi dell’arcipelago, alcuni hanno elaborato e diffuso il documento “segnali di fumo per un’altra città”, proponendo di farne la premessa di un confronto pubblico che si terrà il giorno 16, alle ore 16,30 presso la Galleria Toledo.
L’assemblea vuole essere un’occasione in cui indagare insieme, i confini e i contenuti condivisi, il cosa e il come della trasformazione auspicata. Tutti resteranno utilmente impegnati e appassionati alle diverse vicende, nel tentativo di individuare modalità feconde e comuni di abitare questo arcipelago. In modi differenti siamo tutti coinvolti nelle arene della vita pubblica napoletana, sentiamo il bisogno di rinnovare il nostro essere pubblico, fare pubblico, senza celare l’evidenza che nella nostra città ora vi è lo straordinario problema del profilo e della qualità del ruolo svolto dalle tante sezioni dell’elite. Anche per questo i professori universitari – come molti altri - possono e devono dare una testimonianza e un contributo, senza chiudersi nelle stanze strette di un lavoro che rischia l’inconcludenza. In verità alcuni dovrebbero anche avere più pudore nel fare critiche inclementi ai politici per cui hanno lavorato fino a pochi mesi fa, anche se per esperienza sappiamo che il confine fra essere implicati o compromessi nelle politiche locali è una linea netta ma non sempre ben evidente e infrangibile. E’ indispensabile elaborare insieme visioni, dare senso e ordine di importanza ai conflitti, condividendo alcuni assunti di fondo, a partire da un radicamento non occasionale con il territorio e nei reticoli sociali che si danno come priorità il miglioramento delle qualità degli ambiti pubblici della vita napoletana, tenendo conto della pluralità dei mondi vitali coinvolti come pure della insostenibilità di alcune situazioni.

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