Da alcuni mesi mi sto impegnando in prima persona in una serie di iniziative a Napoli. Per citarne alcune: il cantiere arcipelago Napoli, il GAS e il commercio equo, il comitato civico della I municipalità, che mi hanno portato a marciare da Acerra a Napoli per lottare per una diversa politica dei rifiuti, piuttosto che a modificare giorno per giorno le mie scelte di consumo.
Per me tutte queste cose sono legate dal filo rosso della volontà di volerci essere e rendere visibile ed esplicito il mio voler contare nelle scelte che riguardano la nostra città e in senso più ampio il nostro paese.
Sono convinta che il modello di sviluppo in cui ci troviamo ad agire oggi sia in profonda crisi, e che è possibile incidere sul cambiamento in atto. I sistemi si auto-regolano, trovando nuovi equilibri e assetti tra interessi in conflitto.
Penso che i modi in cui oggi io posso incidere, da semplice cittadina quale sono, sono sostanzialmente di 3 tipi:
- da un lato le scelte quotidiane di consumo: il modello di sviluppo capitalistico mi/ci sottrae risorse ogni giorno. I ricchi diventano ogni giorno più ricchi, la povertà aumenta, c’è una tendenza terribile alla polarizzazione globale tra una grande massa in difficoltà e un’oligarchia che si arricchisce sempre di più. In questo circolo vizioso, le donne sono ultime tra gli ultimi. Quanto più spendo delle poche risorse che ho nel circuito che autoalimenta il grande capitale, tante più risorse mi verranno sottratte in futuro, in un circolo vizioso di perdita progressiva. Posso scegliere quindi di modificare le mie scelte di consumo verso circuiti “altri” per innescare un effetto moltiplicativo virtuoso che alimenta e autoalimenta un’economia alternativa. Combatto il capitale con i suoi stessi mezzi, mi sottraggo quanto più posso al ruolo di consumatore di merci prodotte in sistemi di produzione che aumentano la povertà globale.
- L’altra cosa che posso fare, è di riappropriarmi degli spazi pubblici e dei beni comuni, in tutti i sensi: i luoghi fisici, gli spazi di decisione e di potere, gli spazi della rappresentanza, l’informazione. È molto faticoso ed è un percorso lungo. Devo utilizzare tutti gli strumenti che ho a disposizione per esercitare i miei diritti di cittadina, e soprattutto devo vigilare, fare controinformazione e diffonderla.
- Ancora, ed è legato ai punti precedenti, posso e devo recuperare al massimo il piano delle relazioni personali, perché la strada che intravedo è lunga e faticosa, e richiede tante piccole gocce per scavare la roccia, bisogna fare massa critica. Se cambio io da sola le mie scelte di consumo, incido poco, e non riesco a rendere questa scelta conveniente dal punto di vista economico, per cui non riuscirei a sostenerla a lungo. E anche sulla ri-appropriazione degli spazi pubblici, da sola le mie azioni sarebbero deboli.
Il mio segnale di fumo è questo: densifichiamo le reti basse, facciamo massa critica, aiutiamoci e sosteniamoci reciprocamente nelle nostre iniziative, alimentiamo con le nostre risorse i nostri circuiti e i nostri centri di interesse, diamoci lavoro, vigiliamo sull’uso delle risorse pubbliche e dei beni comuni, facciamo e diffondiamo controinformazione.
Alcune iniziative che propongo:
- incontro pubblico sul consumo critico e l’economia solidale, con produttori locali, circuito locale del commercio equo, e cittadini per iniziare a porre le basi di un distretto di economia solidale (GAS Friarielli, coop. ‘E pappeci e Cantiere Arcipelago Napoli)
- Partecipazione e sostegno all’iniziativa della scuola di eddyburg ad aprile a Napoli (Cantiere Arcipelago Napoli ed Eddyburg)
martedì 16 dicembre 2008
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