Repubblica Napoli 03 dicembre 2008
Di Napoli spesso si parla per i morti ammazzati, per la "monnezza", per la diossina e per i commissari più o meno straordinari. Si racconta, a ragione, di una città in sofferenza, sempre più frammentata nei suoi legami e nel suo essere comunità, sempre più arrabbiata e pronta alla cattiveria nei confronti dei differenti e dei senza voce.
Noi però, pur non negando che tutto ciò sia vero e percepibile, vogliamo partire invece da un elemento che ci sembra vitale e positivo.
Ci riferiamo alla nascita e al consolidarsi di movimenti e forme di auto organizzazione dal basso, vitali e responsabili nel proporre, su diversi terreni, tentativi di costruire alternative al modello socio-economico dominante.
Forme di cittadinanza attiva e responsabile che, almeno così ci sembra, sentono l'esigenza di incontrarsi nella comune ricerca di forme nuove di relazione, di coordinamento e reciproca valorizzazione. Esperienze che sono diventate consapevoli della necessità di uscire dal proprio specifico, per incontrare altri, fare meticciato, individuare contenuti e iniziative comuni e condivise. Per non correre il rischio, per eccessiva frammentazione, di indebolire o, peggio ancora, perdere il senso più complessivo del loro fare.
In tale direzione sono andate tutte le iniziative che provano a tutelare e promuovere i diritti dei più deboli e marginali. Che hanno provato a stabilizzare luoghi comuni, come i tanti comitati che si battono per l' acqua come bene pubblico, per un diverso ciclo dei rifiuti, per rinnovare le forme della partecipazione e della rappresentanza, per affermare e sostenere la democrazia della pace. Così come sono coerenti a tale approccio tutte quelle realtà che provano a "ridisegnare a colori" le periferie, le reti basse e orizzontali di auto-mutuo aiuto e conciliazione, il commercio equo e solidale, i gruppi di acquisto solidale, insieme alle esperienze più consolidate dei movimenti pacifisti, delle culture di genere, del sostegno alle lotte di autodeterminazione dei popoli.
Tante piccole comunità che hanno deciso di mettersi in gioco, di sporcarsi le mani, senza pretese di farsi portatori di verità assolute, ma convinti che mettere in comune le esperienze è l' unico modo per provare a costruire una città diversa, capace di riconoscere le persone prima di tutto nei loro diritti e aspettative; di pensare al territorio come risorsa da tutelare e difendere dalle voglie onnivore e incontrollate del profitto e del mercato; di praticare una legalità diffusa come unico strumento per produrre giustizia sociale e sicurezza diffusa. Consapevoli che un nuovo ciclo per questa città può avviarsi solo se tra garantiti e non garantiti si crea un' alleanza di intenti che sappia prevenire ogni ipotesi di conflitto e contrasto.
Un patto tra il centro e le tante periferie, geografiche e sociali, sicuri che nessuna parte di questa città può pensare di salvarsi da sola. E' oramai necessario e urgente avviare un processo che, per tappe, sia in grado di dare contenuti a un progetto per la città che scuota dal sonno tutti coloro che pur non compromessi continuano ad assistere silenti al suo degrado.
Occorre però che ognuno di noi viva come nemico il silenzio, la speculazione sui più deboli e quel potere che schiaccia e opprime senza alcuna legittimità, schiaccia gli ultimi, e noi tutti ultimi. Insomma, va avviato un processo di scambio e di iniziativa comune e condivisa che provi, consapevole della sua urgenza e delle sue difficoltà, ad aprire un diverso ciclo politico, con l' obiettivo di costruire una forma solida e strutturata di organizzazione della cittadinanza responsabile. Un percorso chiaro nel segnare indipendenza, autonomia dai palazzi, lontananza dalle forme degradate della politica tradizionale che non sia qualunquisticamente apolitico, ma capace di continuare a privilegiare un' idea di politica centrata sull' interesse collettivo e non sull' uso privato della res pubblica. Per questo noi proponiamo di provare insieme a costruire uno spazio comune e continuativo per le nostre esperienze. Di tutto questo vogliamo parlare il 16 dicembre alle 17 in una assemblea pubblica nel Chiostro Piccolo di Santa Maria la Nova.
ANDREA MORNIROLI, ALDO POLICASTRO E ALEX ZANOTELLI
martedì 16 dicembre 2008
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